Attivisti contro le vaccinazioni: leggete e rabbrividite

Segue un articolo tradotto con l’aiuto di amici italiani, scritto dal medico di base olandese Carolien Heemstra-Borst nel giornale NRC del 13 gennaio 2017

 

Wim Köhler, il redattore del [giornale Olandese] NRC, argomenta nel supplemento scientifico del 26 novembre [2016] che i vaccini salvano molte vite di bambini, ma constata anche con disperazione che il governo può fare ben poco nei confronti dei critici mediagenici che agiscono contro le vaccinazioni, con il loro allarmismo e con le loro storie personali. Quindi perché non cercare storie personali di gente che ha vissuto le malattie dell’infanzia cosiddette innocue? Di questa gente ce n’è ancora a sufficienza, poiché tutto questo non è successo molto tempo fa. Io stesso posso citare molti esempi dalla mia esperienza personale.

Due persone nel mio ambulatorio medico hanno ora, anno 2017, una gamba che si presenta come un osso con poco pelle intorno. Ambedue zoppicano; uno non può fare a meno di ortesi e stampelle, l’altro riesce ad avanzare senza dispositivi ma con uno strano movimento dell’anca. La polio, contratta anni fa nel primo caso in Olanda e nel secondo in Afghanistan, causa sempre una forte disabilità.

Bambini con polio in un polmone d’acciaio prima della scoperta del vaccino contro la polio (1950)-Rare historical photos

Sempre nel mio ambulatorio: una bella donna giovane, sana e intelligente di 18 anni. Nel 1999 è cambiata però improvvisamente, nel giro di due ore, da una neonata che scoppiava di salute a una piccola creatura con febbre, con pelle sanguinolente e con un attacco epilettico dopo l’altro: meningite. Grazie alla pronta azione dei genitori e del medico di turno è arrivata appena in tempo in cura intensiva ed è guarita. Dal 2000 si vaccina contro la meningite C.

Nel 1987, quando ero stagista, venne ricoverato un uomo giovane, proveniente dai Caraibi. Aveva i testicoli infiammati. Parotite. Non poteva quindi più avere figli. Lo stesso anno fu introdotto il vaccino contro la parotite.

Nel 1994 stavo lavorando in un ospedale pediatrico inglese, quando dalla sala parto fu portato dentro un bambino con microcefalia. Le immagini di bambini con zika sono forse conosciute, soltanto che questa non era zika ma rosolia. La madre era una sana donna inglese cresciuta in Africa, dove la vaccinazione contro la rosolia non era ancora introdotta dappertutto. Nel frattempo si era sposata e voleva stabilirsi in Inghilterra. Come viaggio di nozze lei e suo marito avevano viaggiato con la barca dall’Africa a Southampton. Durante il viaggio non si era sentito bene per un giorno e erano apparse alcune lievi macchie. Questo fu tutto quello che lei stessa notò. Al suo figlio non crebbe il telencefalo [la parte più grande del cervello] e il virus uscì da ogni poro.

Gemendo, vomitando, coperti di macchie rosse

Circa tredici anni prima, in un paesino non lontano dallo stesso ospedale, probabilmente qualcosa andò storto con la vaccinazione contro il morbillo. Quando i bambini vaccinati allora ebbero 14 e 15 anni, il morbillo colpì. Tutti i bambini di quell’età si ammalarono mentre i fratelli rimasero sani. Mi fu chiaro che il morbillo non è una questione di un paio di giorni a casa sul sofà e poi di nuovo guarito. Ho raramente visto dei bambini così malati: che gemevano per il mal di testa, che vomitavano di continuo, occhi rossi e lacrimosi e completamente coperti di macchie rosse molto dense. E questi bambini non avevano ancora le complicazioni gravi che si possono anche verificare con il morbillo!

Percentuale di coperture vaccinali pediatriche (cicli completi entro il 24°esimo mese di vita) per morbillo/parotite/rosolia. Toscana, anni 1999-2015 (Fonte: ARS su Regione Toscana)

Il momento peggiore in assoluto però è stato nel 1991. Un uomo in pigiama corse in piena notte  dentro il reparto di pronto soccorso, dove ero di turno. Nelle sue braccia un debole e esamine angioletto coi ricci biondi. Facendo la rianimazione ascoltai la sua storia: si era ammalata quella mattina con febbre, in seguito respirava sempre più rumorosamente. Improvvisamente il rumore si era fermato e la bambina boccheggiava ma non inalava più aria. Poco dopo perdeva coscienza. All’arrivo in ospedale oltre alla respirazione si fermò anche il suo cuore. Per un poco l’abbiamo fatto ripartire dopo che un anestesista che si avvicinò riuscì a introdurre il tubo di respirazione, ma un paio d’ore dopo il cuore si fermò di nuovo e questa volta definitivamente: infiammazione dell’epiglottide, a causa del batterio Haemophilus influenzae (Hib).

Tre mesi dopo incontrai il suo padre nel paese. Mi dimostrò un ritaglio di giornale che conservò nel suo portafoglio: era appena stato deciso  che il vaccino contro Hib era stato introdotto nel programma di vaccinazione dello Stato.

Quando vedo qualcuno che racconta tranquillamente che poi non sono così gravi queste malattie dell’infanzia, mi prende tanta paura. Esiste quindi un gruppo di persone che crede questo e che crede anche che la vaccinazione contro la parotite provochi l’autismo, per quanto sia stato dimostrato chiaramente che questo non è vero.

Questo gruppo diventa apparentemente più grande. Allora puoi anche diffondere cifre e argomenti, ma questo non aiuterà. E deve aiutare, altrimenti tra un paio d’anni starò di nuovo assistendo impotentemente un bambino microcefalo senza che ce ne fosse stato bisogno e starò di nuovo rianimando bambini che non dovevano ammalarsi.

Per questo motivo ho raccontato le storie qui sopra. Sono personali, semplificate,  non scientifiche, e davvero intese a fare paura. E sono veramente successe.

 

NRC 13 gennaio 2017

 

 

 

Un’economia circolare

E’ come un sogno, l’economia circolare. L’idea è di usare materiale biologico per fabbricare articoli di consumo, poi di riciclarli e di riutilizzarli fin quando possono di nuovo essere biologicamente degradati. Anche il materiale non-biologico potrebbe essere riutilizzato e in seguito riciclato in modo da potere fare parte della biosfera. Quest’ultimo processo è ispirato al mondo biologico in cui tutto è biologicamente degradabile.

Finora il nostro sistema di produzione è lineare. Questo significa che vengono utilizzate materie prime non rinnovabili, quali il petrolio, per la fabbricazione di prodotti che in gran parte finiscono in discariche o in inceneritori. Se ci limitiamo alla plastica vediamo che in questo momento (giugno 2014) soltanto il 12% della plastica viene riciclato, il 38% finisce nelle discariche e il rimanente 50% viene incenerito e utilizzato come fonte di energia (Waste Management World, si veda anche il blog precedente). Attualmente la produzione di materiale usa e getta supera la capacità del riciclo. Inoltre, non solo questo processo è lineare, ma il materiale prodotto, spesso tossico o comunque dannoso, finisce nella biosfera. La plastica prodotta rimane tale per il 50% mentre il resto viene bruciato.

Va sottolineato anche che ciò che viene chiamato riciclo della plastica non è un vero riciclo. Infatti, per la produzione di bottiglie di plastica sembra essere essenziale la cosiddetta ‘virgin plastic’ che viene prodotta dal petrolio. Questa viene ‘riciclata’ al massimo per il 12% per produrre prodotti di altro tipo, quali tavoli e sedie. Questo riciclo parziale viene chiamato ‘downcycling’.

Vengono pubblicati quasi giornalmente degli articoli che trattano di scienziati o aziende che sono per esempio in grado di trasformare direttamente il CO2 dell’atmosfera in plastica o di produrre plastica da scarti quali la buccia dei pomodori. Queste notizie vengono presentate quasi sempre in modo trionfalistico, ma in realtà questi metodi alternativi per produrre plastica non cambierebbero il fatto che la plastica continua ad aumentare indipendentemente dal modo in cui viene prodotta. Fin quando si smaltirà la plastica nelle discariche la soluzione sarà lontana. Inoltre, queste aziende e questi scienziati si sentono ‘verdi’, ma, come detto, non lo sono veramente.

Anche se l’idea di una economia circolare è nata circa 30 anni fa, si è fatto poco per realizzarla. Quando si parla di ‘circular economy’, gli esempi riguardano spesso il riciclo effettivo di scarti alimentari per produrre biogas.  Questa è una cosa buona, ma non risolve il problema della plastica. La volontà di passare a ‘zero waste to landfill’, ossia a ‘zero rifiuti nelle discariche’ esiste senz’altro, ma questa eliminazione delle discariche deve purtroppo diventare anche economicamente vantaggiosa. Non è sufficiente volere acque sotterranee e superficiali pulite e oceani e spiagge pulite, ossia salvaguardare il valore intrinseco della natura, il nostro sistema richiede che questo sia economicamente redditizio. Questo significa che ad ogni cosa viene attaccato un prezzo. Il valore di un ecosistema può ora essere espresso anche in soldi. Il danno della plastica agli oceani viene ora valutato dalle Nazioni Unite in 13 miliardi e si ritiene che questo sia sottostimato. La questione ora è se la stima in denaro non annulli il valore intrinseco che noi diamo per esempio a mari e spiagge puliti. Secondo George Monbiot esiste il rischio che alla fine sono coloro con il potere che decidono in base ai valori economici cosa succederà alle nostre oasi naturali.

Di seguito troverete una presentazione di un’ora e mezzo di George Monbiot, che, dopo essere stato un attivissimo ambientalista, scrive ora libri sull’ambiente in cui descrive la possibilità di ripristinare l’equilibrio naturale in aree particolarmente sfruttate attraverso l’introduzione di animali selvatici. Nella presentazione allegata egli considera il rischio del predominio dell’economia e della politica in un campo che storicamente apparteneva ai partiti ‘verdi’ di sinistra. La presentazione è molto interessante e molto recente (maggio 2014) e quindi mostra le sue attuali idee su questo argomento.

 

Api e Maltempo

Nel Nord-Italia le api muoiono di fame. Piove moltissimo e fa tanto freddo che i fiori non hanno la possibilità di aprirsi bene. Questo viene raccontato da un apicoltore del Trentino in un servizio del Tg2 che si può vedere qui. Egli mostra una mano piena di api morte. E’ una vista tristissima. Gli apicoltori sono costretti a dare le api del miele che significa in pratica restituirlo.

Per fortuna i neonicotinoidi sono vietati in Italia. In caso contrario la fame per il freddo e la pioggia, insieme alle vere cause della moria delle api (neonicotinoidi e varroa), potrebbero essere diventate fatale alle api. Nonostante questo divieto si sentono ogni tanto delle notizie su “apicidi” dovuti all’abuso di pesticidi vietati. Apparentemente questi prodotti sono sempre reperibili.

A metà Maggio è stato vietato dall’Unione Europea l’uso di tre su sei neonicotinoidi. Sono rimasti disponibili tre neonicotinoidi. Non è facile capire quale sia esattamente la differenza tra questi sei prodotti. Forse quelli ancora ammessi saranno impiegati più di prima e quindi il divieto cambia poco. Solo dal 1 dicembre 2013 parte il divieto e dura soltanto due anni. In più durante questi due anni sarà vietato l’uso nei periodi di maggiore fioritura, da Marzo a Maggio e durante qualche altro periodo breve. Nei primi momenti si parlava di una vittoria, ma apparentemente questo divieto non significa molto e si è in fondo ottenuto poco con le proteste e le petizioni. E’ curioso che ci voglia tanto per vietare queste sostanze chimiche. Anche i politici sono uomini e dovrebbero quindi mostrare un minimo di preoccupazione nei confronti della moria delle api. Probabilmente sono prigionieri di un groviglio di leggi e burocrazia.

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L’europarlamentare Italiano Andrea Zanoni, che si occupa di protezione animale e ambiente, si oppone adesso attivamente all’uso del pesticida Fipronil prodotto dalla BASF e vuole ottenere un divieto anche a questa sostanza. Anche questo prodotto viene usato per trattare i semi (soprattutto di mais) in modo che la pianta sarà resistente alle pesti (non si tratta quindi di OGM in quanto non viene modificato il materiale genetico). In seguito a questo trattamento le api soffrono di disorientamento o muoiono. Per loro è sufficiente bere dalla guttazione o dalla rugiada per subire queste conseguenze nefaste. Di questa sostanza chimica viene ora determinato dalla EFSA (L’autorità Europea per la sicurezza alimentare) se si qualifica per un divieto. Questo divieto potrebbe già scattare in Luglio di quest’anno.

Il tempo non sembra migliorare più di tanto. Nonostante queste previsioni brutte domani vado a comprare una maschera e dei guanti per cominciare la settimana prossima con un corso per diventare apicoltrice.

Visto che ci sono ancora molti pesticidi che vengono usati legalmente, spero che anche voi volete firmare per un divieto su questi prodotti. E’ possibile farlo sul sito di Avaaz.org.

La marcia contro Monsanto 2013

Sabato scorso, il 25 di Maggio, si è svolta la marcia globale contro Monsanto. Questa multinazionale possiede patenti su molti semi e di recente anche su varie piante. Preparandomi a questo giorno ho notato che non c’erano quasi notizie nei giornali né in Olanda, né in Italia. Quindi, ho seguito con Twitter lo stream degli hashtag #OGM e #Monsanto. Ogni secondo apparivano diversi tweet:

 

In Italia le culture OGM ma anche la ricerca scientifica in campo sugli OGM sono vietate. Molti scienziati in Italia rimpiangono questo fatto. In primo luogo perché ritengono che sarebbe molto meglio se i servizi pubblici come le università fossero in grado di fare ricerca sugli OGM. In questo modo si eviterebbe la posizione monopolistica di multinazionali come Monsanto. In secondo luogo perché essi ritengono che gli OGM non costituiscano nessun pericolo per la salute pubblica. Molti scienziati sembrano essere del parere che sia alquanto stupido avere paura degli OGM. Questa posizione mi sembra estremamente irritante in quanto la massa di persone che protesta contro gli OGM è notevole. Tutte queste persone sarebbero quindi stupide ? Secondo me non è per niente insensato essere diffidente nei confronti degli OGM.

In un articolo di un giornale Olandese di 2 anni fa (NRC 1 febbraio 2011; bisogna tornare indietro di due anni per avere notizie sugli OGM probabilmente perché è un soggetto scottante sul quale nessuno vuole sbilanciarsi) c’è scritto che il commercio in semi transgenici è una questione di relazioni diplomatiche reciproche tra i paesi che producono OGM. Sembra che alcuni paesi Europei vogliono mantenere buoni rapporti con l’America e quindi sono poco critici nell’acquisto di prodotto transgenici presso Monsanto. Questi interessi diplomatici sono così importanti che gli eventuali problemi degli OGM per la salute pubblica, per la biodiversità e l’equilibrio ecologico in genere vengono ignorati completamente. In questo momento inoltre, l’Unione Europea sta preparando delle leggi per registrare tutti i semi in commercio. In seguito sarà possibile scartare certi semi come fuorilegge. L’Unione dichiara che la registrazione viene fatta per promuovere la biodiversità, ma non so se dobbiamo credere a questo. L’UE ha il fiato di Monsanto sul collo, quindi queste leggi potrebbero in futuro servire invece a dare il permesso di coltivare solo i semi di Monsanto.

Naturalmente ci sono grandi vantaggi nella coltivazione degli OGM. Si tratta soprattutto della caratteristica di produrre un maggiore Monsantorendimento. Questo aumento del rendimento è principalmente possibile grazie a due meccanismi. Il primo è la creazione di piante transgeniche resistenti agli erbicidi e il secondo è la creazione di piante transgeniche resistenti alle pesti. Nel primo caso della resistenza agli erbicidi viene spesso usato il famoso Roundup, un erbicida relativamente poco tossico. La pianta transgenica è resistente in modo specifico al Roundup per cui solo le erbacce muoiono dopo l’applicazione di questo erbicida. Vengono coltivati in questo modo soprattutto il mais e la soia che sono usati principalmente come mangime per il bestiame. Nel caso della resistenza alle pesti, la pianta transgenica contiene un gene batterico che produce una tossina che colpisce le larve di farfalle o i pidocchi per esempio.

Esistono anche degli svantaggi. Le OGM portano a delle monocolture che rendono l’esistenza di un minimo di biodiversità (necessaria alle api per esempio) impossibile. Inoltre, dai vari processi giuridici contro i contadini che coltivavano semi contaminati, risulta che in effetti la contaminazione da piante transgeniche a piante “naturali” esiste davvero. In teoria è possibile che l’inserimento di un gene estraneo possa produrre una proteina che costituisca un allergene. In tal caso un consumatore può andare incontro a reazioni allergiche mangiando vegetali o animali che normalmente non contengono questo gene. Spesso questo argomento viene deriso come essendo sciocco.

A inizio Maggio, la rivista scientifica Nature ha pubblicato uno special sugli OGM. Si legge che la tecnica di trasferimento di geni era molto promettente circa 30 anni fa. Ma invece di uno sviluppo guidata dalla scienza, la tecnica è subito caduta in mano alle grandi aziende. Ormai gli OGM hanno una pessima reputazione. Per uno scienziato che è realmente convinto che gli OGM possano portarci grandi progressi non è facile essere a favore del transgenico poiché è difficile essere anche a favore dei multinazionali che sono sempre a caccia di guadagni e potere. Il fatto che questi multinazionali come Monsanto siano così aggressivi verso i contadini che per sbaglio coltivano semi contaminati rende la gente furiosa contro Monsanto. Sia gli scienziati che i consumatori mal informati dicono comunque delle falsità sugli organismi transgenici. Per questo è quindi difficile formarsi un’opinione chiara e ben informata. Come detto già prima, molti scienziati sono a favore degli OGM. Spesso viene menzionato il fatto che questi organismi possono risolvere la fame nel mondo. Ma i contadini vengono obbligati a comprare ogni anno dei semi da loro o di pagare per il brevetto in caso di riuso del seme residuo.

Un valido argomento per non coltivare OGM è quello del presidente della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) che sostiene che in Italia non c’è bisogno di quantità ma di qualità.

Questo post è una traduzione libera di un mio precedente post in Olandese.
Chiedo scusa per gli errori in Italiano.